“Autistici & giardinieri”: il progetto è partito, ma senza l'aiuto del comune
ROMA – E’ una vittoria, me solo a metà: gli “autistici & giardinieri” di Insettopia si sono messi al lavoro, ma non dove avrebbero voluto. Avevano chiesto un pezzo di giardino abbandonato e incolto, di proprietà del comune di Roma, nel quartiere Prati. Ma, alla fine, non gli è stato concesso: motivi burocratici, qualche carta che mancava, una procedura troppo complessa perché l’amministrazione se ne facesse carico. Così, il loro lavoro è iniziato in un posto diverso, già luogo d’integrazione: il centro di riabilitazione equestre C.R.E. “Girolamo de Marco”, presso la caserma dei Lancieri di Montebello di Tor di Quinto. I primi giardinieri sono già all’opera, da alcuni giorni: ne dà l’annuncio Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di Tommy, promotore dell’iniziativa: un “progetto inclusivo – lo definisce - che ha l’ ambizione, nel tempo, di aprire prospettive professionali ai neuro diversi di ogni tipo. Vogliamo mettere a punto un modulo di attività organizzato con criterio scientifico e non ci basta il ‘tanto per fare’”.
- Ma in cosa consiste il progetto? Un’attività di “orticoltura a fini riabilitativi – spiega Nicoletti - rivolto ad un gruppo di 10 ragazzi con disturbi dello spettro autistico, con l’intento di verificare l’acquisizione di una funzione esecutiva completa in ambito agricolo per un totale di 20 ore di attività. Lo studio sarà corredato di test valutativi di tipo psicomotorio a inizio e fine percorso”. Al fianco dei ragazzi, professionisti esperti e competenti. “Al momento – riferisce Nicoletti - i ragazzi hanno iniziato a lavorare alla posa a terra e all’impermeabilizzazione dei grandi fioriere di legno dove inizieranno le loro colture. Abbiamo la necessità lavorare su strutture mobili per non impattare minimamente con l’area che ci ospita che alla fine del progetto sarà immediatamente ripristinata come era alle origini”.
Si festeggia, quindi, l’avvio del progetto, che proseguirà fino a metà giugno. Ma si festeggia solo a metà, con un po’ di amaro in bocca, perché in otto mesi di trattative, non si è riusciti a ottenere l’unica cosa che si chiedeva: un pezzo di terra incolta, di proprietà pubblica, da destinare al progetto. “Abbiamo ritardato la partenza – spiega Nicoletti - nella vana speranza che, tra le tante promesse di aree pubbliche, comunali o regionali, qualcuna potesse giungere a buon fine e ci fosse assegnato un fazzolettino di aiuola per almeno tre mesi. Avremmo restituito l’ area alla fine del progetto, almeno recuperata dal degrado e forse persino migliorata. Sembrerà impossibile, ma alla fine rischiavamo di non partire se avessimo continuato ad aspettare, nell’illusione che almeno di fronte alla felicità dei ragazzi la burocrazia non ci sarebbe stata d’ostacolo. Sarebbe stato più molto più facile ottenere un’area per portare i cagnolini a fare i loro bisogni, nulla in contrario ma il nostro progetto era altro e forse con meno appeal demagogico. Abbiamo concluso che degli autistici giardinieri i nostri amministratori, al di là delle parole, non sapevano che farsene”. (cl)