Gioco d'azzardo, se la macchina è considerata "umana" le giocate aumentano
MILANO - "Andiamo, che adesso mi premia. Vado da quella macchina, che è da un po' che non paga". Questo è il modo di esprimersi di un giocatore d'azzardo patologico, che pensa di avere di fronte un essere umano e non una macchina. Un comportamento sintomatico di un problema: umanizzare le slot machine aumenta le giocate. Chi è stimolato a razionalizzare il gioco e a considerare le macchine per ciò che sono – scatole che rispondono ad algoritmi – lascia prima. La sfida contro un "umanoide" è ben più stimolante che confrontarsi con un computer che reagisce per algoritmi. Lo rivela uno studio dell'Università di Milano-Bicocca, pubblicato sull’ultimo numero del Journal of Experimental Psychology: Applied, realizzato dai ricercatori Paolo Riva, Simona Sacchi e Marco Brambilla del Dipartimento di Psicologia. "Questa ricerca – spiega un ricercatore del team, Paolo Riva - mostra uno dei possibili fattori che porta le persone a dedicarsi a questa forma di gioco d’azzardo: l’umanizzazione della macchina". E suggerisce una via per combattere la dipendenza: "Le slot machine andrebbero presentate per quello che sono: non una persona, non una mente, ma semplicemente una macchina costruita per far guadagnare chi la gestisce", completa il ragionamento Riva.
- La ricerca è stata condotta su oltre 400 persone in quattro studi diversi. Protagonisti del primo due gruppi: da un lato i non giocatori (la spesa settimanale per l'azzardo è zero), dall'altra i giocatori con almeno 100 euro spesi nel gioco a settimana. I partecipanti sono stati chiamati a esprimere il proprio grado di accordo o disaccordo (su una scala da 1 a 5) rispetto a una serie di affermazioni, quali: “Le slot machine agiscono secondo le proprie intenzioni” e “La slot machine può decidere di premiarmi ogni volta che vuole”. Ad attribuire caratteristiche umane alle slot machine sono in grande maggioranza i giocatori abituali: oltre il doppio dei non giocatori.
Gli altri esperimenti hanno coinvolto, invece, gli studenti dell'ateneo: un gruppo eterogeneo, per la maggior parte composto da non giocatori. A metà dei partecipanti è stata presentata una macchina per giocare online in questo modo: “Quando si gioca alle slot machine online non si deve ricorrere ad alcuna strategia in particolare. Ricorda che la slot machine può decidere se farti vincere o perdere quando vuole lei". All'altra metà è stato detto: “Quando si gioca alle slot machine online non si deve ricorrere ad alcuna strategia in particolare. Ricorda che la slot machine è regolata da un algoritmo matematico pre-programmato per erogare un certo numero di vincite e di perdite”. Ogni partecipante poteva giocare 5 euro. Chi ha giocato contro la macchina "antropomorfizzata" ha giocato il 45% di volte in più rispetto a chi ha sfidato la "fredda" macchina. La presentazione del gioco, quindi, ha influito pesantemente sul comportamento. E anche sul conto con il quale hanno chiuso i giocatori: nel primo caso tre euro, nel secondo 4,50 euro. Il denominatore comune è che a giocare si perde. Sempre. (lb)