11 novembre 2015 ore: 11:12
Salute

"Il crimine non va in pensione": anziani, azzardo patologico e voglia di riscatto

Presentata a Roma la pellicola dell’emergente Fabio Fulco, che tra ironia e comicità tratta la tematica dei “ludopatici”. Dalle tranquille giornate nel centro anziani alle scommesse illegali, “la storia di un riscatto sociale, un grido di speranza e di giustizia”
Il crimine non va in pensione

Un momento delle riprese con gli attori Gianfranco D'Angelo e Maurizio Mattioli

Un momento delle riprese con gli attori Gianfranco D'Angelo e Maurizio Mattioli
Il crimine non va in pensione

ROMA - “Il crimine non va in pensione” è il titolo del film di Fabio Fulco -  prodotto dalla Stemo Production, casa di produzione indipendente diretta da Claudio Bucci e Rosa Chiara Scaglione - presentato ieri nella Sala Bingo Araldo di Roma. Fabio Fulco, che del film è regista e interprete, affronta la tematica della ludopatia nella terza età in chiave ironica, mostrando uno spaccato delle giornate trascorse al centro anziani “Santa Margherita”, la cui tranquillità viene sconvolta dal malore di una signora che scopre di aver perso tutti i risparmi in una scommessa illegale. 

“Il crimine non va in pensione” è un film che affronta l’annosa questione degli anziani che tra l’abbandono e la solitudine finiscono nella rete della dipendenza dal gioco e che con leggerezza e intelligenza parla anche di riscatto sociale. “Mi sono innamorato dell'idea del film per più di un motivo, ma quello che vale la pena riportare in questa sede è che la storia tratta di riscatto sociale” – afferma il regista – “Ecco, per me questo film è un grido di speranza, di amore e ancora di giustizia, un atto di fede all'animo umano che trascende l'età anagrafica. Tutto è magia nel film ed è questa magia che crea un mondo dove ogni cosa sembra possibile; un mondo migliore che vale la pena mostrare a causa del suo implicito potere di razionalizzare la realtà, esorcizzandola: gli anziani chiusi nelle case di riposo, dimenticati, superati, indifesi, si fanno giustizia da soli e tornano più vivi che mai”.  

La presentazione nella Sala Bingo Araldo di Roma
Il crimine non va in pensione 2

Quella della dipendenza dal gioco è una patologia assai diffusa tra gli over 65, per numerose ragioni: prime tra tutte, l’alta vulnerabilità dei soggetti ed il loro bisogno di relazioni. In Italia, infatti, il gioco d’azzardo è un’attività per cui lo Stato incassa tra gli 8 e i 9 miliardi di media ogni anno e che interessa circa 800 mila individui definiti problematici. Una cifra che colloca il nostro Paese al terzo posto nella lista dei paesi di maggior diffusione di questo fenomeno, come riportato da Libera nel dossier "Azzardopoli 2.0". 

- Secondo una ricerca dell’Auser ( l’Associazione per l'autogestione dei servizi e la solidarietà)  condotta dai ricercatori del Gruppo Abele di Torino, nel 2014, su un campione di 1000  soggetti di età superiore ai 65 anni provenienti da 15 regioni italiane, il 70 per cento ha giocato almeno una volta nell’anno precedente. Tra questi, il 14,5 per cento presentava abitudini al gioco fortemente a rischio, mentre ben il 16, 5 per cento una reale dipendenza. 

Per questo il film rappresenta un’occasione per riflettere sulla marginalità e sull’abbandono di quella fascia della popolazione non più considerata produttiva. Come ha sottolineato il presidente del movimento nazionale Italia dei Diritti Antonello de Pierro, che ha sostenuto fortemente questo progetto cinematografico “Ho sempre sostenuto la necessità di valorizzare socialmente l’eccezionale capitale anziani, che troppo spesso sottovalutiamo. Quando muore un anziano è come se bruciasse una libreria, con tutta la memoria storica che si dissolve con il termine della sua esistenza”. (Marta Menghi)

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