14 aprile 2017 ore: 13:16
Disabilità

Firmare con gli occhi, “per noi malati di Sla un modo per sentirci persone normali”

La sentenza del Tribunale di Venezia, che riconosce la validità della firma digitale apposta tramite comunicatore, è sopratutto “un riconoscimento di dignità”. Francesca Cicirelli: “Noi dialoghiamo ed esprimiamo il nostro consenso o assenso con il puntatore oculare appunto perché siamo capaci di intendere e di volere”

ROMA – Anche le persone colpite da Sla, a cui la malattia preclude ogni movimento, tranne quello degli occhi, potranno “sbrigare” autonomamente le proprie questioni burocratiche, portando avanti contrattazioni e firmando documenti, senza che sia necessario l'intervento di un interprete: la notizia arriva dal Consiglio notarile di Milano, che ha sostenuto fortemente questa battaglia, portata avanti da un uomo con Sla, a cui il tribunale di Venezia ha dato ragione, riconoscendo di fatto il valore giuridico della firma digitale apposta tramite puntatore oculare. 

Al di là del significato normativo e burocratico di questo riconoscimento, c'è però sopratutto un valore in termini di dignità, come fa notare a SuperAbile Mariangela Lamanna, a nome del Comitato 16 Novembre. “Finalmente si comincia a comprendere che un malato di Sla è una persona sana nel cervello e gli si riconosce quella dignità di cui lo si vuole a tutti i costi privare da sempre, oltre alle gravissime privazioni fisiche da cui è già annientato. Avendo capito che ha un cervello lucido, può compiere qualunque atto burocratico e non deve ricorrere a un interprete che ne decodifichi le espressioni. Un malato di Sla può e deve essere lasciato libero di esprimere ciò che prova e di effettuare tutti gli adempimenti che vuole: legali, burocratici, senza bisogno di farlo attraverso un interprete Significa arrivare a riconoscere quella dignità di cui tanto si parla, ma che non c'è, a un essere umano colpito da una malattia che mina il fisico ma non il cervello. Finalmente la magistratura ha colto perfettamente questo aspetto messo sempre in discussione, distinguendo la disabilità fisica da quella mentale. Finalmente”. 

Abbiamo recapitato la notizia anche ad alcuni uomini e donne colpiti da Sla, soci del Comitato 16 Novembre. Anche loro riconoscono il valore di questa sentenza e ci manifestano la propria soddisfazione, scrivendoci – naturalmente – grazia al puntatore oculare: “E' un'ottima iniziativa, capace di risolvere molti problemi”, commenta Assunta Stefanucci. “Noi dialoghiamo ed esprimiamo il nostro consenso o assenso con il puntatore oculare appunto perché siamo capaci di intendere e di volere – spiega Francesca Cicirelli - Sono felice che qualcuno abbia capito che possiamo sbrigare le nostre faccende senza intermediari, perché nonostante la mancanza di movimenti vogliamo sentirci persone normali”. Commenta un'altra donna colpita da Sla, Giusy Lamanna: “Finalmente! Abbiamo tante privazioni e limitazioni. Ma possiamo almeno essere liberi di fare le cose lecite che desideriamo, senza dover ulteriormente impegnare il tempo di altre persone che già impazziscono per darci quell'assistenza che è più limitata delle nostre ben gravissime limitazioni?”. (cl)

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