La Casa delle donne "non si tocca": mobilitazione a oltranza
Foto Eleonora Camilli/Rs |
ROMA - “Non è andata bene. L’unico punto positivo è stato che la sindaca si è decisa a incontrarci. Ma lei ha detto che vuole dare sostegno alla mozione. Il bando lo confermano perché dicono che altrimenti si violerebbe la legge. Abbiamo chiesto un - abbassamento del canone e su questo hanno detto che ci stanno lavorando, almeno abbiamo ottenuto che non vengano effettuati sgomberi. L’assessore al Patrimonio su questo si è impegnato: fino a che c’è la trattativa la Casa resta inviolabile. Ci rivedremo a giugno”. Lo ha sottolineato la presidente della Casa internazionale delle donne, Francesca Koch, al termine dell’incontro che si è svolto ieri sera in Campidoglio sul futuro dell’associazione. “La sindaca insiste su una sua idea di rilancio della Casa sulla falsa riga della mozione promossa dalla presidente della commissione delle elette Gemma Guerrini - aggiunge -. Noi le abbiamo risposto che la riunione aveva un altro ordine del giorno, che eravamo lì per discutere la questione del debito sulla base dei documenti da noi inviati già da 5 mesi”. Contestualmente nella piazza antistante moltissime di persone, (donne di tutte le età, ma anche uomini e rappresentanti di diverse associazioni) si sono radunate per sostenere la storica esperienza romana e protestare contro l’ipotesi di uno sfratto. "Sindaca e amministrazione comunale hanno, ovviamente, tutta la libertà di fare progetti per le donne ma non come Casa internazionale delle donne. Quello della Casa internazionale è il progetto dei movimenti femminili e femministi, lo è da quaranta anni e tale deve restare. La nostra autonomia e la nostra storia non sono oggetto di discussione. La nostra – sottolinea il direttivo - è una esperienza di gestione di un bene pubblico affidata a realtà associative”. “Se non si risolve concretamente il problema della sostenibilità economica, - aggiungono - le dichiarazioni sulla valorizzazione dell’esperienza della Casa Internazionale rimangono solo parole”.
“La casa delle donne non ce la toglierete” hanno scritto sui cartelli, e ancora: “la casa siamo tutte”, “la casa apre le porte, il comune le chiude”. Ma nonostante la mobilitazione l’amministrazione capitolini non è intenzionata a tornare sui suoi passi: il bando non sarà ritirato. Il debito, come richiesto dall’associazione, potrebbe essere spalmato a fronte della richiesta di un abbassamento del canone. Ma il Comune continua a lavorare su un nuovo progetto di rilancio. “In questi giorni ho letto molti articoli e ricevuto molti messaggi secondo i quali questa amministrazione vorrebbe chiudere la Casa delle Donne. Ebbene, chiariamo subito che questo è FALSO! - ha scritto su Facebook la sindaca Virginia Raggi -. Questa amministrazione non intende chiudere la Casa delle Donne né intende procedere a sgombero. Cosa vogliamo fare? Rilanciare il progetto attualizzandolo rispetto alle mutate condizioni socio-economiche, urbanistiche e demografiche di Roma. Non vi è dubbio alcuno, infatti, che soprattutto nelle periferie vi siano condizioni di povertà molto più estese rispetto agli anni ’80; leggiamo quotidianamente di ragazze e donne bullizzate, maltrattate, violentate, ignorate, uccise. E questo fin dalla più tenera età e spesso anche a scuola. Per non parlare poi delle donne che sono sfruttate sul lavoro o che vengono licenziate appena restano incinte. Allora forse occorre integrare quel progetto iniziando a ragionare sulla creazione di un sistema di servizi, che veda nell’attuale Casa il centro nevralgico delle attività che vengono messe in rete ed ampliate su tutto il territorio della città, con particolare riguardo alle periferie”.
Foto Eleonora Camilli/Rs |
Raggi intende “creare un tavolo di lavoro all’interno del quale accogliere una pluralità di voci, di diversa provenienza ed età, non escluse le rappresentanti della Casa delle Donne, che insieme all’amministrazione disegnino il nuovo progetto della Casa delle Donne che successivamente sarà oggetto di una futura procedura ad evidenza pubblica per consentire ai diversi soggetti e diverse associazioni, di partecipare e lavorare per la crescita delle donne, di tutte le donne, della città di Roma”. Quanto al debito accumulato di oltre 800mila euro in 10 anni - ricorda la sindaca -, “nonostante Casa delle Donne abbia beneficiato di un abbattimento del 90% del canone concessorio, ricordo che la associazione ha ottenuto uno sconto ulteriore rispetto a tutte le altre associazioni (altrettanto meritorie, che svolgono ad esempio servizi in favore dei disabili, delle persone con la Sla, dei bimbi autistici, ecc.) che invece hanno un abbattimento dell'80% di detto canone.Tale tema, tuttavia, non può e non deve interferire con le finalità del progetto che deve essere sviluppato sulla Casa e sarà giustamente oggetto di valutazioni separate”
Ma le donne che hanno dato vita al progetto all’interno del complesso del Buon Pastore continuano a ribadire che la Casa internazionale delle donne, per la sua storia, che si inscrive all’interno del movimento femminista, non può diventare solo un centro servizi. Per questo prometto una battaglia ad oltranza. “La casa delle donne non si tocca, noi non ce ne andiamo” hanno più volte gridato ieri in piazza, sotto le finestre della sindaca. E per giovedì hanno convocato una nuova conferenza stampa nella sede del Buon Pastore. "Facciamo appello alle donne perché rimanga alta la loro attenzione e mobilitazione”, esorta Francesca Koch. (ec)